Il concetto di Quarto escluso

Il concetto di Quarto escluso

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Il concetto di Quarto escluso.

Il concetto di “quarto escluso” (in tedesco:  das Einbeziehen des ausgeschlossenen Vierten), così come lo intendevano Jung e Pauli, rappresenta una delle chiavi più profonde del loro dialogo interdisciplinare tra psicologia e fisica.

In chiave simbolica e archetipica, il “quattro” rappresenta la totalità, la completezza, rispetto alla divisione dualistica (due) o persino alla mediazione (tre). Nei sogni di Pauli, infatti, comparivano frequentemente immagini quaternarie (come il mandala a quattro sezioni, la croce, la quadratura del cerchio) che Jung interpretava come espressioni di una tendenza psichica all’integrazione delle polarità in una totalità superiore.

 

Il “quarto escluso” come integrazione degli opposti.

Jung e Pauli vedevano il “quarto escluso” come il simbolo di un processo psichico fondamentale: il superamento della scissione tra poli contrari (come coscienza/inconscio, materia/spirito, razionale/irrazionale).

In questo senso, il “quattro” è l'immagine della psiche individuata, dell’unità ritrovata che include e trascende le tensioni dualistiche.

Nei sogni di Pauli poteva comparire, ad esempio, una figura femminile misteriosa accanto a tre figure maschili: questa “quarta presenza” simboleggiava la riconciliazione delle parti separate, l’avvento di una dimensione nuova che ricompone l’insieme.

 

Il quarto escluso come riflesso in psicologia e fisica.

Per Jung, la struttura quaternaria era una costante negli archetipi (mandala, croci, quaterni alchemici), manifestazione di una legge universale dell’anima.

Pauli, dal canto suo, vi riconosceva analogie con costanti fondamentali in fisica (i quattro numeri quantici dell’elettrone, le simmetrie a quattro nella natura, ecc.), trovando proprio nel “quarto escluso” un ponte tra ordine psichico e ordine fisico.

Entrambi si interrogavano: è possibile che alla base della realtà vi sia una struttura unitaria che si riflette sia nella psiche che nella materia?

 

Il quarto escluso come impulso alla conoscenza integrata.

Tra le implicazioni chiave delle loro discussioni, emerge la necessità di superare i confini tradizionali tra scienza e spiritualità. Il "quarto escluso" diventa, così, simbolo di una conoscenza che integra, capace di abbracciare tanto la dimensione oggettiva (fisica) quanto quella soggettiva (psichica), restituendo una visione più vasta e inclusiva della verità.

 

Sincronicità e "quarto escluso".

La teoria della sincronicità fu uno dei luoghi di test più fertili per questa idea: la sincronicità rappresenta un fenomeno che sfugge all’alternativa causalità/accidentalità, introducendo un ordine significativo (il “quarto”) che connette eventi psichici ed eventi fisici. Qui il "quarto escluso" funge da “funzione trasversale”, che unifica i livelli apparentemente separati della realtà.

In sintesi, per Jung e Pauli, il “quarto escluso” non è solo un concetto logico, ma un archetipo della totalità: il principio secondo cui la realtà ultima non va colta per opposizioni, ma come interezza dinamica in cui gli opposti trovano ricomposizione. Nei loro dialoghi, questa idea fu il motore di una visione del reale capace di unire scienza, simbolo, esperienza interiore e oggettività esterna, ponendo le basi per un nuovo paradigma di conoscenza integrata.

 

Quarto escluso e ricerca di unità tra psiche e materia.

 

Nel pensiero classico e nella logica tradizionale, il principio del “tertium non datur” (o terzo escluso) afferma che una proposizione può solo essere vera o falsa, senza una terza possibilità.

Jung e Pauli, invece, parlarono di "quarto escluso" come di un elemento superiore che integra e supera le opposizioni dualistiche (conscio/inconscio, spirito/materia, razionale/irrazionale). Questa “quarta funzione” o “quarto elemento” non elimina i poli opposti, ma li include in una totalità più ampia.

Jung e Pauli si resero conto che ridurre la realtà a soli opposti esclude proprio la possibilità di comprenderla in modo completo. Il “quarto escluso” rappresenta quindi una via d’uscita dalla contrapposizione sterile tra psicologico e fisico, introducendo la possibilità di una loro integrazione in una totalità superiore.

Pauli, studiando fenomeni come la simmetria e la struttura quaternaria nella fisica, vedeva forti somiglianze con i simboli psicologici e alchemici analizzati da Jung, come la “quaternità” (i quattro elementi, i quattro punti cardinali, il mandala a quattro parti).

Questo suggeriva che nella struttura profonda della realtà (sia psichica che materiale) esiste un ordine a “quattro”, capace di integrare e spiegare la pluralità degli aspetti.

Il “quarto escluso” favorì un approccio olistico: non si tratta di sommare semplicemente psiche e materia, ma di riconoscere un principio unificante sottostante (che Jung identificò poi anche con la sincronicità). Questo principio permette di cogliere le corrispondenze significative tra eventi psichici e fisici come manifestazione di un unico ordine profondo.

Attraverso il simbolismo alchemico (la “coniunctio oppositorum” e la ricorrenza della quaternità) il “quarto escluso” si pone come metafora del processo di individuazione (integrazione della persona), ma anche come modello per pensare una unità psico-fisica a livello universale.

Proprio grazie a questa riflessione Jung arrivò a formulare la sincronicità non solo come coincidenza di eventi interni ed esterni, ma come espressione di una realtà unificata, dove psiche e materia si rispecchiano secondo un principio di ordine e significato superiore (“unus mundus”).

L’idea del “quarto escluso” permise a Jung e Pauli di andare oltre il dualismo psiche-materia e di concepire la possibilità di una realtà totale, in cui le opposizioni si integrano in una sintesi superiore. Questo favorì lo sviluppo di una prospettiva in cui fenomeni fisici e processi psicologici sono espressioni diverse di uno stesso ordine profondo e interconnesso, aprendo la strada a una nuova scienza della totalità e della relazione tra uomo e universo.