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Induismo e teoria quantistica-(Rilegatura cartonata)
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Autore: Bruno Del Medico
Pagine: 470 Formato cm. 17x24
Collana: Cenacolo Jung Pauli
Peso 800 grammi. (0,8 kg.). Peso massimo consentito per la spedizione nei paesi europei: 2 kg. Per l'Italia, 5 kg.
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Sinossi
Tutte le analogie inaspettate tra i principi quantistici e i concetti propri della filosofia induista: Brahman, Atman, Karma, Moksha, Dharma.
L'intersezione tra le filosofie orientali e la fisica quantistica rivela affascinanti analogie che ci invitano a riconsiderare la nostra comprensione della realtà.
L’intento del libro è quello di esplorare la sorprendente connessione tra le antiche tradizioni filosofiche dell'induismo e i principi della fisica quantistica. Una parte iniziale spiega in modo assolutamente comprensibile i principi fondamentali della fisica e della filosofia quantistica. Nel seguito, un suggestivo percorso, conduce il lettore a scoprire come queste due realtà, apparentemente distanti, possano interagire e influenzarsi reciprocamente.
L'induismo, con i suoi profondi principi metafisici, offre un quadro di riferimento che sembra anticipare in molti aspetti le scoperte della fisica quantistica. Il libro confronta alcuni delle principali tematiche dell'induismo con le loro corrispondenti nozioni quantistiche.
Brahman rappresenta la realtà ultima, un tutto interconnesso che permea ogni cosa. Questo si allinea con il concetto di entanglement quantistico, in cui le particelle possono rimanere connesse a prescindere dalla distanza che le separa, e suggerisce che la separazione a livello fondamentale potrebbe essere solo un'illusione. Una delle Upanishad recita: “Tutto questo è Brahman”, evidenziando l’interconnessione universale, e richiama il campo di Higgs, che conferisce massa e natura ondulatoria alle particelle.
Atman, l'anima individuale che è una manifestazione di Brahman, può essere visto attraverso la lente della sovrapposizione quantistica, in cui una particella esiste in più stati contemporaneamente. Questo riflette l'idea che la vera essenza del sé esiste su molteplici piani di realtà.
Il concetto di Karma si basa sulla legge di causa ed effetto, parallelo all'indeterminazione di Heisenberg, dove la precisione di una misura influisce su quella di un'altra. Le azioni del presente possono quindi influenzare esiti futuri in modi non sempre prevedibili.
Moksha, la liberazione dal ciclo di morte e rinascita, trova un parallelo nella decoerenza quantistica, il processo attraverso cui un sistema quantistico perde le sue proprietà quantistiche. Questo passaggio rappresenta la trasformazione della coscienza da uno stato all'altro, analogamente alla ricerca della liberazione spirituale.
Dharma, o il dovere etico di ciascuno, si riflette nelle correlazioni tra particelle, dove le interazioni influenzano il comportamento di un sistema complesso. Ogni azione compiuta in accordo con il Dharma può avere effetti a lungo termine, simile a come le relazioni quantistiche modellano il nostro universo.
È opportuno precisare che questo libro si occupa di filosofia induista, non di religione induista.
Questa distinzione assume un particolare rilievo nel contesto della fisica quantistica. Mentre la religione induista si occupa della devozione e dell’ordine cosmico stabilito dalle divinità, la filosofia induista offre un quadro per comprendere una realtà complessa, interconnessa e in costante trasformazione. Ad esempio, l'idea di Maya – la percezione illusoria del mondo materiale – ha un parallelo con il principio di indeterminazione nella fisica quantistica, secondo cui non possiamo conoscere simultaneamente con precisione la posizione e la velocità di una particella.
Infine, la religione è una via collettiva e rituale, mentre la filosofia è un sentiero più individuale e contemplativo. Entrambe arricchiscono l'induismo, ma con prospettive e obiettivi diversi. Nella religione si cerca l’unione con il divino. Nella filosofia si cerca la comprensione dell’essere. Le due dimensioni, quindi, convivono, ma offrono strumenti diversi per esplorare la stessa realtà. Come disse Swami Vivekananda al Parlamento Mondiale delle Religioni nel 1893: “L’induismo non è una religione, ma un patrimonio infinito di esperienze umane”. Una frase che riassume perfettamente questa ricchezza e complessità.