La temporalità nel buddismo e nella fisica quantistica

La temporalità nel buddismo e nella fisica quantistica

Flusso e frammentazione. Due concetti bohmiani Lettura La temporalità nel buddismo e nella fisica quantistica 4 minuti

Nel complesso e affascinante panorama del pensiero umano, il buddismo e la fisica quantistica emergono come due mondi apparentemente distanti, ma intrinsecamente legati da riflessioni profonde sulla natura della realtà, in particolare sulla temporalità. La loro intersezione offre spunti stimolanti che sfidano le nostre concezioni tradizionali del tempo e dell’esistenza.

Nel complesso e affascinante panorama del pensiero umano, il buddismo e la fisica quantistica emergono come due mondi apparentemente distanti, ma intrinsecamente legati da riflessioni profonde sulla natura della realtà, in particolare sulla temporalità. La loro intersezione offre spunti stimolanti che sfidano le nostre concezioni tradizionali del tempo e dell’esistenza.

Il buddismo, con le sue radici che affondano  in quello che oggi è il Nepal, (fin dal VI secolo a.C) ha una visione della temporalità che si discosta dall'idea lineare di tempo tipica della cultura occidentale. In questo contesto, il tempo è concepito come ciclico, un processo continuo di nascita, morte e rinascita, o samsara. Qui, il passato, il presente e il futuro non sono compartimenti stagni, ma interconnessi in un flusso incessante di esperienze.

Il grande maestro buddhista Thich Nhat Hanh, in uno dei suoi scritti, afferma che:

“il futuro è il presente che è in attesa di accadere”,

suggerendo che il nostro rapporto con il tempo è profondamente influenzato dalle nostre azioni e intenzioni nel presente. Questo approccio al tempo si traduce in una forma di mindfulness, un’attenzione consapevole al momento presente, che permette di vivere ogni istante in modo profondo e significativo.

Dall’altro lato, la fisica quantistica, sviluppatasi all'inizio del XX secolo con pionieri come Max Planck e Albert Einstein, ha rivoluzionato la nostra comprensione del mondo subatomico. Eventi che sembravano certi nella fisica classica si rivelano, a livelli quantistici, intrinsecamente probabilistici.

Uno dei principi fondamentali della meccanica quantistica è il noto “collasso della funzione d'onda”, che avviene quando una particella quantistica, in uno stato di sovrapposizione, si manifesta in uno stato definito solo al momento dell’osservazione. Questo implica che l'osservatore influisce attivamente sulla realtà, un concetto che riecheggia l'idea buddista che la percezione e la consapevolezza giocano un ruolo cruciale nella costruzione della nostra esperienza del mondo.

Le affinità tra queste due visioni emergono chiaramente quando si esamina il concetto di tempo. Nella fisica quantistica, il tempo non è una realtà assoluta, ma un costrutto flessibile. Alcuni fisici, come il premio Nobel Eugene Wigner, hanno suggerito che il tempo potrebbe non essere affatto una dimensione fondamentale, mentre nel buddismo il tempo come lo conosciamo è un’illusione, una costruzione dell’attività mentale umana.

La fisica quantistica, con la sua visione del tempo che scorre non in direzione lineare, trova riflesso nella concezione buddhista di karma, dove le azioni non definiscono semplicemente un futuro, ma riemergono e si intrecciano nel presente. Citando il fisico David Bohm, “l’ordine implicito” della realtà suggerisce che tutto è interconnesso in modi che superano la nostra comprensione lineare.

L'esplorazione della temporalità nel buddismo e nella fisica quantistica ci invita a riconsiderare le nostre nozioni di esistenza e di realtà. Entrambi gli ambiti ci offrono strumenti concettuali per comprendere un universo che è, alla base, fluido e interconnesso. Questa continua riflessione invita a una maggiore apertura mentale e a una curiosità senza confini, suggerendoci che, al di là delle differenze superficiali, esiste un terreno comune di esplorazione per l’umanità.

In un’epoca in cui scienza e spiritualità sembrano dividersi, il dialogo tra la fisica quantistica e le filosofie orientali non solo arricchisce il nostro sapere, ma ci spinge a riconsiderare il nostro posto nel vasto e misterioso tessuto dell’universo.